La parola downshifting significa letteralmente scalare la marcia, rallentare.

È una pratica che ha conquistato un crescente successo negli Usa prima e in Europa poi.

Il downshifting consiste nella riduzione volontaria delle proprie ore di lavoro e di conseguenza del proprio salario per dedicare il tempo guadagnato ad attività capaci di migliorare il nostro stato psicofisico (hobby, volontariato, sport, relazioni sociali).

I downshifter più radicali possono anche decidere di abbandonare definitivamente il loro lavoro per dedicarsi alle proprie passioni. Essi infatti scelgono di ridisegnare uno stile di vita sobrio, lontano dallo spreco di denaro per oggetti che non sono indispensabili per condurre una vita serena.

I tratti fondamentali di questa filosofia sono sicuramente:

  • un ritorno alla semplicità,
  • la possibilità di vivere con meno,
  • spendere meglio,
  • riscoprire una manualità dimenticata,
  • riappropriarsi di un intimo rapporto con la natura.

Il downshifting in Italia

Uno dei pionieri del downshifting italiano è senza dubbio Simone Perotti, oggi scrittore e skipper, che ha abbandonato il suo lavoro (sicuro e ben pagato) di dirigente aziendale, per dedicarsi alle sue passioni e soprattutto modificando profondamente il proprio stile di vita.

Simone Perotti ha pubblicato il primo saggio autobiografico “Adesso Basta” (Chiarelettere) nel 2009, in cui ripercorre le tappe fondamentali della sua scelta e descrive le sue nuove condizioni di vita, dando interessanti spunti economici e in termini di auto-produzione e spese domestiche.


Vi invito a dare un’occhiate al video seguente in cui l’autore riassume quella che è la sua filosofia.


E voi cosa ne pensate? Il fenomeno del downshifting cresce al ritmo di un milione di nuovi casi ogni anno nel mondo. Potrebbe essere una pratica in grado di prendere piede con maggiore consistenza anche nel nostro Paese?

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