Nell’articolo di oggi vorrei semplicemente creare uno spunto di riflessione sul lavoro nel mondo odierno, alla luce della saggia considerazione fatta qualche anno fa dal Dalai Lama.

“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”

TENZIN GYATSO – XIV DALAI LAMA

Questo ragionamento è nato quasi naturale stamattina, lungo la strada che percorro per recarmi a lavoro e che solitamente è molto trafficata per via di alcune scuole situate nel mio quartiere.

Il problema nasce a giugno, quando la scuola chiude e la mattina presto sei uno dei pochi superstiti a percorrere quel tratto di strada.

La colonnina di mercurio sale sino a sfiorare i 40 gradi, i ragazzini adesso non vanno più a scuola ma in qualche campus estivo. I primi uffici cominciano a chiudere. I tuoi amici che sono ancora all’università hanno concluso la sessione estiva e cominciano a grattarsi beatamente la pancia, ma tu no. Inizia ad assalirti una leggera ansia quando sul gruppo WhatsApp dei compagni d’una vita arrivano le prime notifiche intorno alle 11 e un quarto: “Andiamo in piscina?” Tu leggi e sospirando sposti il telefonino.

E ritorni sulle parole del Dalai Lama avvitandoti in pensieri filosofici che ti portano a criticare capitalismo, industrializzazione e società consumistica.

Sia ben chiaro, a me piace il lavoro che faccio ma certo questo non pregiudica un pensiero critico nei confronti del sistema produttivo e di consumo del mondo occidentale.

La necessità di ripensare il sistema produttivo

Tutto questo per riprendere un pensiero a me caro, già espresso in un altro articolo del blog. Ossia quello che nella società moderna, sia per le nuove disponibilità tecnologiche, sia per una migliore ridistribuzione dei redditi, bisognerebbe ripensare al sistema produttivo in generale e all’apparato lavorativo in particolare.

L’attenzione dovrebbe essere focalizzata sulla riduzione dell’orario di lavoro. Le parole della guida spirituale tibetana rappresentano un monito per chi ancora non sa leggere i dati allarmanti sia sotto il punto di vista della disoccupazione e del tasso di sostituzione uomo/macchina, sia sotto il punto di vista delle patologie correlate a stress da lavoro.

Questo non significa che i lavoratori siano diventati di punto in bianco dei fannulloni ma che molte tipologie di impiego sono sempre più a rischio sostituzione e che altre sono diventate altamente impegnative e logoranti (in inglese vengono definiti higly demanding job).

alphagammaeu

Inoltre, il pensiero del Dalai Lama traccia un quadro estremamente coerente con la filosofia buddhista tibetana. Esso infatti mette in discussione l’intero approccio alla vita e al lavoro della società occidentale, impegnata solo a consumare e accumulare per un futuro pregno di preoccupazioni piuttosto che vivere un presente fatto di concretezza e riempito di valori.

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